MERCOLEDI 8 MARZO ore 19.30
GIUSEPPE CARRISI e MUSSIE ZERAI presentano
PADRE MOSÈ
Nel viaggio della disperazione
il suo numero di telefono è l’ultima speranza
Incontro con MUSSIE ZERAI “l’angelo dei profughi” candidato al Nobel per la Pace, per parlare di migrazione
Intervengono Igiaba Scego, giornalista e scrittrice di origine somala e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
Quello di Don Mussie Zerai, Padre Mosé, non è un numero di telefono qualunque. È l’appiglio estremo, l’ultima traccia di umanità alla quale aggrapparsi per i molti che affrontano il Viaggio. Dalle carrette del mare, dai container arroventati nel cuore del Sahara, dai lager libici, dalle carceri egiziane o dai campi profughi del Sudan, i migranti chiamano. E Don Zerai risponde. Sempre. Allerta la Marina militare perché soccorra i barconi, si mette in contatto con le famiglie per ritrovare le tracce perdute, conforta e raccoglie le invocazioni.
Migrante tra i migranti, ha compiuto il suo viaggio da Asmara a Roma nel 1992. E da quando, ragazzo diciassettenne, è arrivato solo nel nostro paese, non si è fermato più. Il suo legame con emarginati e immigrati è cominciato alla stazione Termini, dove in tanti cercavano soccorso e rifugio e dove Mussie ha trovato la sua strada, facendosi aiutare e aiutando gli altri.
In questi anni sofferti e turbolenti in cui l’Italia da porto di partenza si è fatta approdo, il suo nome è diventato sempre più noto. Soprannominato ”l’angelo dei profughi”, candidato al Nobel per la Pace nel 2015, definito ”pioniere” dal Time, Mussie Zerai ormai non è più solo. Con la sua agenzia Habeshia ogni giorno si fa sentire: offre aiuto e denuncia, portando alla luce tragedie e drammi dimenticati, ma anche responsabilità, silenzi e omissioni. La sua voce, come la sua volontà, è sempre ferma: ”È una sfida da accettare senza esitazioni, perché è in gioco il modo stesso dello ‘stare insieme’ che si è data la democrazia. Se non si accetta questa sfida, si rischia di imboccare una strada in ripida discesa, alla fine della quale c’è il buco nero della negazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Perché oggi tocca ai profughi e ai migranti. E domani?”.
Don Mussie Zerai Nato ad Asmara, in Eritrea, è arrivato in Italia nel 1992 a soli 17 anni. Dopo gli studi in Filosofia e Teologia presso l’Università Pontificia Urbaniana, nel 2010 è stato ordinato sacerdote. Dal 2011 è Responsabile della Comunità cattolica di Eritrei ed Etiopi in Svizzera e dal 2014 Coordinatore europeo dei cappellani e della comunità cattolica eritrea. Impegnato da sempre sul fronte dei diritti umani, è fondatore e presidente di Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo (A.H.C.S), agenzia istituita a Roma nel 2006 per operare a fianco degli immigrati attraverso l’assistenza nelle emergenze, la tutela legale, l’azione educativa. È stato candidato al Nobel per la Pace nel 2015 ed è stato insignito di numerosi riconoscimenti in Portogallo, Germania, Belgio e Italia. Tra questi, nel 2016, il XXXII Premio Archivio Disarmo – Colombe d’oro per la pace assegnato ogni anno ai giornalisti e alle personalità internazionali che si sono più distinti nel promuovere i temi della pace e della cooperazione internazionale.
Giuseppe Carrisi, giornalista Rai, scrittore e documentarista, da anni si occupa dei problemi dei paesi in via di sviluppo, in particolare dell’Africa, e ha realizzato numerosi reportage da zone di guerra (Palestina, Sierra Leone, Uganda, Repubblica Democratica del Congo). Ha pubblicato il volume Kalami va alla guerra, dedicato alla tragedia dei bambini costretti a combattere, e sullo stesso argomento ha realizzato il film-documentario Kidogò, un bambino soldato, presentato al Giffoni Film Festival. Ha scritto e diretto il documentario Voci dal buio e la docufiction Zarema e le altre. È stato coautore e interprete dello spettacolo teatrale Abusi d’Africa. Ha inoltre pubblicato Tutto quello che dovresti sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato (Newton Compton, 2009, vincitore del Premio Fregene per la saggistica), Gioventù camorrista (2010) e La fabbrica delle prostitute (2011).
Igiaba Scego è nata a Roma nel 1974. Collabora con «Internazionale», «Lo straniero», «la Repubblica». Tra i suoi libri: Pecore nere, scritto insieme a Gabriella Kuruvilla, Laila Wadia e Ingy Mubiayi (Laterza 2005); Oltre Babilonia (Donzelli 2008); La mia casa è dove sono (Rizzoli 2010, Premio Mondello 2011), Roma negata (con Rino Bianchi, Ediesse 2014), Adua (Giunti 2016). Esperta di transculturalità, adora gli elefanti, i gatti, il parmigiano, la cedrata e Caetano Veloso.
Riccardo Noury è il portavoce di Amnesty International Italia, organizzazione non governativa per i diritti umani di cui fa parte dal 1980. Ha curato Non sopportiamo la tortura (Rizzoli Libri Illustrati, 2001), Poesie da Guantánamo (Edizioni Gruppo Abele, 2007) ed è stato coautore di Un errore capitale (Edizioni Cultura della Pace, 1999). Blogger per Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e Articolo 21. Con Infinito edizioni ha pubblicato (con Luca Leone) Srebrenica – La giustizia negata (2015).